domenica 6 maggio 2018

Devilman Crybaby

Mostri budinosi e coacervi tentacolari di tette e vagine dentate, festini orgiastici che si trasformano in fontane di sangue. Un parossismo di follie e assurdità multiformi.
Masaaki Yuasa è il meno giapponese fra gli autori giapponesi. Nelle sue opere (vedasi il lungometraggio "Mind Games") personaggi amorali e dissennati si confrontano con situazioni assurde e imprevedibili, e l'intero edificio visivo (character design, animazione e deformazioni incongrue) sfida ogni canone stilistico non solo dell'anime ma dell'animazione tutta.
Devilman Crybaby, a differenza degli altri lavori di Yuasa, parte da uno spartito altrui - e non un altrui qualsiasi, ma il venerato Go Nagai.


Il risultato è però un'opera totalmente di Yuasa, e l'approccio tradisce il Maestro nel più rispettoso dei modi, con un'onestà, una credibilità profonda che a un omaggio riverente e calligrafico sarebbe mancata.
Posto che la trasposizione da un linguaggio a un altro sarà sempre una forzatura e dovrà sempre pagare lo scotto di non essere l'originale, tanto vale creare coraggiosamente qualcosa di totalmente nuovo, che dell'originale non tradisca lo spirito: e Devilman Crybaby fuggendo a gambe levate dall'originale, paradossalmente più di tutte le altre serie anime realizzate negli anni (più di tutti i giustamente amatissimi Mazinga e pure del Devilman originale) sembra rispettare il vero spirito provocatorio del Maestro Nagai.
Il Go Nagai televisivo è sempre stato accessibile, rassicurante, calligrafico molto più del mangaka a volte deliziosamente, perverso sporco, sadico e pruriginoso. Paradossalmente, in quest'opera così irrispettosa e diversa si trova molto più il Maestro che in qualsiasi trasposizione televisiva precedente.
Un'operazione coraggiosissima e assolutamente riuscita, insomma, che probabilmente sarebbe stato impossibile tentare fino a pochi anni fa al servizio dei network televisivi tradizionali.
Sarebbe bellissimo adesso vedere Yuasa all'opera con Kekko Kamen.

Voto: 15 Bp*



*1 Bp, o Barbapapà, è la mia unità di misura per l'animazione. 1 Bp equivale al piacere provato da un bimbo di cinque anni guardando Barbapapà il pomeriggio facendo merenda.

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