La Casa di Carta narra le vicende della rapina del secolo - e in realtà qualcosa di più di questo. Come viene spiegato nei primi minuti del primo episodio, non è solo una rapina ma un piano geniale, di cui tutti diranno "Perché non ci ho pensato io?".
E già, perché non ci aveva pensato nessun altro?
Perché ci vuole un genio come il Professore - o come Álex Pina, autore della serie - a concepire minuziosamente, dettaglio per dettaglio, uno scenario del genere.
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| il cast di La Casa di Carta |
Capiamoci, senza fare spoiler (non ne faccio mai qui): come immaginerete non è neppure tecnicamente immaginabile una serie di tredici puntate (più seconda stagione di nove) in cui si racconta una semplice rapina. L'idea è molto più grande e vedrete crescere di puntata in puntata un meccanismo perverso e geniale.
Meraviglioso il cast (non stupitevi per i... nickname toponomastici, stiamo parlando di persone): Berlino (interpretato da Pedro Alonso, amorale, viscido e odioso ma con un'impeccabile etica della rapina), la protagonista assoluta Tokyo (lasciatemi unire al coro e spendere due parole su quanto è intensa e intrigante Úrsula Corberó, e come spacca lo schermo: ogni sua inquadratura è una coltellata al cuore), il giovane Rio (donne, provateci a dirmi che Miguel Herrán e il suo dolce personaggio vi hanno lasciato indifferenti), e ancora Nairobi (mi piace moltissimo il personaggio di Alba Flores, il prezioso consulente tecnico dell'operazione), e Denver, Mosca, i due fratelli Helsinki e Oslo; ogni nome di città una personalità, e dietro a ogni personalità, chissà, forse una piccola potenziale scintilla di guai che cova sotto alla serissima professionalità ed "etica criminale" di ciascuno. Perché qualcosa dovrà pure andare storto. Oppure no?
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| Úrsula Corberó |
La banda dei sogni insomma (o degli incubi, a seconda del punto di vista), abilmente diretta via filo dal Professore (Álvaro Morte), un personaggio indimenticabile che sembra una perfetta pacificazione fra il Walter White prima e dopo la cura: pacato, anonimo, meticoloso, garbato, ambizioso e implacabile.
Ma non posso e non voglio dirvi altro. Adesso sicuramente spunterà il classico bastian contrario a dire che La casa di carta non è è poi un granché. Legatelo a una sedia, imbavagliatelo, bannatelo, bastonatelo, fate quel che volete e guardate subito questa dannatissima serie.
Ogni tanto è bello adorare qualcosa che il mondo adora. Tuffatevi subito e senza paura: La Casa di Carta è una serie imperdibile.
Voto: 18 Dm*
* Dm, o Dommatteo, è la mia unità di misura per le serie TV. Un Dommatteo equivale al piacere provato da una vecchina guardando RaiUno il giovedì sera.


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